La rinascita di tavoli, sedie e non solo

Nella società occidentale moderna viene molto spesso dimenticato (quando non volutamente trascurato) il potenziale intrinseco di ogni oggetto di diventare altro, ovvero, più comunemente, veniamo indotti – specialmente sulla scia delle nuove tecnologie – a cambiare e sostituire ciò che utilizziamo con molta facilità.

[box_note]È in questo modo che molti oggetti finiscono ogni giorno nel dimenticatoio e poi vengono buttati senza prima nemmeno valutarne una possibile rinascita. Non succedeva così ai tempi delle nostre nonne, quando ogni cosa veniva usata fino ai minimi termini e per quanti più scopi possibili perché costretti dalla scarsità dei mezzi.[/box_note]

Oggi, trovandoci in una realtà ben diversa è praticamente normale disfarci di qualcosa per sostituirla, magari, con la sua versione più nuova ed efficace.

Esiste tuttavia una controtendenza a questa mentalità del consumo e si tratta di un nuovo modo di concepire oggetti e materiali che, ovviamente, non ha a che fare soltanto con un bisogno economico di ottimizzazione delle risorse – come succedeva alle nostre nonne appunto – ma soprattutto con un’etica dell’ambiente e del riciclo senza sprechi per dare nuove opportunità e nuova vita ad oggetti e strutture di ogni sorta.

È questo il caso ad esempio del geniale progetto del designer  olandese Piet Hein Eek per un ristorante in Eindhoven. La location è un’ex fabbrica della Philips in cui si gioca sia su forme ed illuminazione tipicamente offerti dagli ambienti open space – così tanto in voga ultimamente – con le loro ampissime visuali e trame di linee, recuperando quindi uno spazio di lavoro per farlo diventare un luogo di svago e piacere. Stessa logica è applicata ai complementi d’arredo ricavati da materiali di recupero o avanzi di magazzino (da notare le sedie diverse tra loro) e fra tutti spicca il bancone colorato, realizzato con vecchie tubature ridipinte.

Questa è appunto la filosofia di Piet Hein Eek, secondo cui esiste un’estetica dei materiali di scarto o di recupero che gli consente di generare nuove realtà eleganti e funzionali allo stesso tempo.

A questo proposito la rivista Elle Decor Italia definisce questa tendenza come:

Non più recycling. Ora l’imperativo è upcycling, meglio se d’autore. Ovvero il dare una nuova funzione e un’estetica d’alto livello a oggetti e materiali di seconda mano e agli scarti di produzione.  Non è una semplice questione semantica, si tratta di interventi a norma di un progetto di qualità, secondo il dettame preciso del non-spreco…

Con risultato totalmente differente sono a mio parere i tavolini Stoco di Normal Studio realizzati per Ymer&Malta a Parigi (www.artnet.com) . Pur essendo cavi al loro interno (ma ricavati da una quercia) simulano il recupero di un tronco bruciato facendo sembrare possibile il riutilizzo del legno carbonizzato. Interessante l’idea, ma a me fanno tanta tristezza (per fortuna in edizione limitata).

Di tutt’altro impatto è invece il tavolo in metallo di Piet Hein Eek. Qui anche un materiale così freddo racconta qualcosa: un vissuto che si esteriorizza nelle diverse sfumature dei frammenti, ognuno dei quali ha una sua propria composizione, età e storia che lo rende unico. È sicuramente un tavolo importante, fatto di aneddoti e composto di colori e linee che richiamano indubbiamente lo stile di Mondrian (non a caso) raccontandoci “l’altra possibile storia” di un oggetto.

3 Commenti
  1. Sono davvero interessanti – ma la foto del tavolo per esempio,….bello, ma chi si mette una cosa così in casa?

    • se hai una taverna o una sala, essendo tutto nella scala dei grigi, secondo me starebbe benissimo con dei mobili d’epoca o anche solo molto scuri (sia stile antico/arte-povera che moderno).. smorza un po’ l’effetto casa-museo! .. però effettivamente è un peccato apparecchiarlo 😀

  2. Consiglio questo articolo, mi è stato di grande aiut. Albino

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